Storie fantastiche di isole vere by Ernesto Franco

Storie fantastiche di isole vere by Ernesto Franco

autore:Ernesto Franco [Franco, Ernesto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2024-03-11T12:00:00+00:00


Haiti

«A vederla dall’alto, Hispaniola sembra un animale preistorico folgorato sulla superficie del mare. Guardi, – mi dice il Pilota, – un animale feroce e scheletrico. Le Piccole Antille sono le vertebre puntute della coda ricurva, che molto probabilmente è piena di veleno. La bocca è enorme, smisuratamente spalancata a inghiottire l’isoletta di La Gonâve, precedendo di qualche secondo quell’altro predatore oceanico che le sta di fronte e che è Cuba. Quella mandibola mostruosa è Haiti e in fondo alla sua mostruosa gola c’è Port-au-Prince, la capitale. In questa figura aggressiva, violenta, perfino cannibalica di isola che divora un’altra isola, milioni di anni di geologia profetizzano e annunciano da sempre, come in un’istantanea, la Storia».

Il Pilota parla cupo inseguendo con il dito la forma delle isole sul vecchio planisfero che sta appeso accanto alla finestra. Stiamo bevendo piano. Ci aggrappiamo ai bicchieri. Non si può uscire, non ci si può muovere troppo. Fuori anche il mare non sa se muoversi o restare immobile.

«Macaia», dice il Pilota.

«Macaia», rispondo. Le parole magiche vanno solo pronunciate. Non c’è bisogno d’altro, non tollerano aggettivi né spiegazioni. Macaia.

«Haiti, in lingua arawak, vuol dire “terra montagnosa” ed è a un tempo l’isola del meno e l’isola dell’eccesso. È l’isola dell’eccesso di ciò che manca. È il paese piú povero delle Americhe e forse anche il piú violento. Qualcuno, un giorno, da qualche parte, sotto climi evidentemente piú innocui, si è divertito a catalogare i paesi del mondo secondo il discutibilissimo criterio dello “sviluppo”. Ne è venuto fuori un totale di centosettantasette paesi e, come prevedibile, nessun accordo sul significato dell’idea di sviluppo. Haiti occupava comunque la centocinquantatreesima posizione. Ciò non ha causato meraviglia né discussioni. Si sapeva. Haiti, che poteva diventare un simbolo universale, uno dei luoghi piú celebri del mondo, non riesce neanche a essere propriamente un’isola. È metà di un’isola».

Il Pilota torna a sedersi, si versa ancora un bicchiere e guarda il mare come se dovesse salpare domani.

«Il 5 dicembre 1492 Cristoforo Colombo, al comando della caravella transoceanica Santa Maria, senza sapere, come noto, esattamente che cosa sta facendo, ma facendolo mirabilmente, sbarca sulla punta a nord-ovest di un’isola sconosciuta. Colombo è marinaio, è genovese, e in tale frangente il pensiero non può che corrergli immediatamente al portafoglio degli armatori. Senza esitazione battezza l’isola sconosciuta con il nome di Hispaniola e la rivendica alla corona di Spagna. A farla un po’ breve, molto piú breve dello stillicidio della Storia, si potrebbe semplicemente dire che da lí, dalla Hispaniola di Colombo, si iniziano a massacrare gli indigeni e poi a importare schiavi dall’Africa per cercare l’oro, che nelle Americhe come in tutto il mondo è il solo metallo che ha ucciso piú uomini del piombo. Poi Messico e Perú si fanno trovare, con i loro tesori. Hispaniola perde di interesse e viene abbandonata ai saccheggi feroci dei pirati.

Nel 1606 la corona di Spagna prende una decisione. Ordina a tutti gli isolani di spostarsi nei pressi della capitale di Hispaniola, la città di Santo Domingo, che sta sulla costa a sud-est.



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